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Il libro di poesie di Marco Sclarandis, “Mai ci parlerà l’aragosta”
Primavera silenziosa (dedicata a Rachel Carson), di Marco Sclarandis
Rachel Rachel
se tu con noi nei viali
passeggiassi
dal colle ammirassi la metropoli
e ascoltassi questa primavera
non ti sarebbe silenziosa
ma chiassosa di resuscitate grida
di trilli urla sbraiti d’animale gioia
quel rumore cupo quel vibrare
di metallo di presse magli eliche
quell’industriale frastuono sordo
cantilena di automi del superfluo
è abbattuto
e ne sorrideresti certo
che un pipistrello
come nella filastrocca del chiodo
perso dal ferro di cavallo
del più ardito cavaliere
che portò alla persa guerra
quella chimera dall’inquietante volo
essa ci ha fermato tutti
spargendo appena pulviscolo virale
Rachel Rachel se puoi vederci
sorridici ne abbiamo gran bisogno.
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(da MedioEvo elettrico)
Mi sembra d’aver colto un dialogo
più antico dei magmi dei deserti
nella lingua arcaica indistinguibile
dai suoni dell’infrangersi di onde
precedenti a quelle dei flutti attuali
devo dirne per non credermi impazzito
proveniva da due di quei fratelli
della famiglia primordiale sorta
dall’addensarsi di vuoti e pieni eterei
potrebbe esserci stata corte d’uditori
animati da oscure emozioni elementari
ma i due discutevano di numeri
uno di quanto dal tre ereditasse gloria
l’altro dal sette avrebbe ottenuto regno
solo su ‘l due si misero d’ accordo
perché entrambi ne erano impregnati
ma io disse sono sesto e tu nemmeno
sei settimo ma solo quattordicesimo
vedrai quante meraviglie saprò fare
con quanti saprò legarmi e contrattare
in modo da conciliare aspri opposti
tu invece mi pare sei poco malleabile
ti ritroverai a startene di sasso e mai
sarai parte di soave fiore e viva mente
incassava nel silenzio l’umile elemento
l’arroganza dell’interlocutore tronfio
ricordati in un futuro secolo vedrai
troppo su di te esseri a te affini
avranno fatto incauto affidamento
tu diverrai respiro torrido per essi
malediranno la tua truccata cornucopia
il Sole farà di me sire d’un reame
dove il lampo delle nubi sarà domato
ed io con la mia friabile durezza di Silicio
simulerò il pensiero che tu Carbonio
credevi sarebbe stato inimitabile.
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