Immagini di cui vergognarsi – 11
Il DDT fu sintetizzato nel 1873, ma solo nel 1939 tale Muller ne scoprì le proprietà insetticide: la sua molecola penetra nel corpo degli insetti, vi rimane bloccata nei canali ionici (o del sodio) impedendone il regolare ritmo di apertura / chiusura e, mantenendoli sempre aperti, provoca nell’insetto contrazioni spasmodiche, convulsioni e morte. La scoperta fu ritenuta talmente importante che al Muller nel 1948 fu attribuito il Premio Nobel per la Medicina! L’efficacia del prodotto a tutta prima sembrò avere del miracoloso. Sterminò in gran quantità la zanzara anofele, ma poi, fatalmente, la natura presentò il conto all’uomo per la sua indebita ingerenza nei suoi delicati ingranaggi. Nel 1962 Rachel Carson pubblicò “Primavera Silenziosa”, nel quale denunciò il DDT come cancerogeno e nocivo nella riproduzione degli uccelli (ne assottiglia il guscio delle uova). Nel 1972 il DDT venne vietato per l’uso agricolo negli USA e poi in tante altre nazioni. Ma per almeno tre decenni questo composto ha inquinato tutta la superficie del pianeta, oceani compresi (quando la molecola raggiunge i mari rallenta addirittura l’attività fotosintetica delle alghe).
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Immagini di cui vergognarsi – 12
Il tonno è uno dei re del mare. Forte, agile, resistente percorre ogni anno migliaia di chilometri per andare a riprodursi nei climi più caldi, poi torna al nord. Durante questi lunghi viaggi trova flotte di pescherecci che gli danno la caccia. La sua specie è sempre più a rischio. E allora, pur di non rinunciare alle scatolette o ai piatti di sushi, cosa progetta l’uomo? Quanto di più innaturale vi sia, e cioè tenere i tonni in gabbia e farli riprodurre artificialmente in ambiente controllato. L’australiana Clean Seas è all’avanguardia in questo campo, suoi sono gli allevamenti delle foto e i due operai che sghignazzano beffardamente alla faccia dei poveri tonni. Ma quanto resisterà il “Kingfish” dietro le sbarre?
Immagini di cui vergognarsi – 13
Il Fracking è la tecnica di estrazione di petrolio e gas naturale mediante fratturazione idraulica delle rocce che li racchiudono. I bei giacimenti di una volta, veri e propri laghi sotterranei da cui aspirare il greggio, sono in via di esaurimento, e allora si comincia a “raschiare il barile” (mai metafora fu più azzeccata). Ed uno dei sistemi di prelievo inventati dal cancro del pianeta consiste nello spaccare il ventre della terra con i martelloni che vedete nelle foto. In profondità questi dispositivi sono collegati ad altri che, sfruttando la pressione di un fluido, in genere acqua, creano e propagano fratture negli strati rocciosi del sottosuolo. Anziché la pressione di un fluido può essere usato dell’esplosivo. Tight oil e shale gas sono i neologismi inventati per denominare petrolio e gas ottenuti con questi metodi. I danni al sottosuolo sono certi ma difficilmente valutabili. Chi farebbe esplodere la terra sotto le fondamenta della propria casa? Solo un essere malato che sta distruggendo gli ultimi tessuti sani del pianeta che abita.
Immagini di cui vergognarsi – 14
L’inferno in terra. Questa l’immagine che si presenta a chi visita un’area consistente della provincia canadese dell’Alberta. Qui c’è il giacimento più ampio al mondo di sabbie bituminose (le famigerate “tar sands”) da cui si ricava una sostanza vischiosa simile al petrolio. In epoca di penuria di combustibili l’uomo è disposto a sconvolgere l’epidermide di Gaia pur di continuare a far funzionare le sue macchine. In questo caso il cancro del pianeta assume le sembianze di un melanoma.
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In Africa due secoli fa, all’inizio dell’Ottocento vivevano circa 20 milioni di elefanti. Un secolo dopo, all’inizio del Novecento il loro numero era sceso a 5 milioni. Negli anni ’70 ne sopravvivevano 1,3 milioni. Nel 2007 erano poco più di 352.000. Nei sette anni che vanno dal 2007 al 2014 ne sono stati uccisi 144.000. Ora dunque ne restano poco più di 200.000. Altri 100.000 vivono in India. Qualche altro migliaio in altri Paesi asiatici. I pachidermi massacrati erano cellule sane di questo pianeta, e noi, cellule cancerogene, le abbiamo aggredite e distrutte!
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Se il numero degli elefanti nel mondo continua a diminuire, la situazione delle tigri è certamente peggiore. Dalle 100.000 esistenti un secolo fa in venticinque Paesi oggi ne restano libere meno di 4.000 in dieci Paesi. Negli altri quindici Paesi la specie si è già estinta, e tra pochi anni di questo maestoso felino potrebbe non rimanere più traccia. L’habitat della tigre si è ristretto del 97%, eroso dal cancro del pianeta, che insegue e distrugge le ultime cellule sane della biosfera! Per assurdo in 200 “tiger farms” in Asia sarebbero tenuti in cattività 8.000 esemplari di tigri (il doppio di quelle esistenti allo stato selvaggio), ad uso dei turisti e del commercio illegale dei prodotti ricavati da ossa, da carne e manto di questi animali.
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E che ne è delle giraffe, le nostre amiche dal collo lungo lungo? Come se la passano? Inutile dirlo: anche contro queste cellule sane della biosfera si accanisce il cancro del pianeta ed ora sono a rischio estinzione: nel 1985 erano tra 150 e 160 mila e nel 2015 meno di 100 mila, un 30 / 40% in meno in 30 anni. A minacciare i mammiferi più alti della terra c’è l’aumento della popolazione umana in determinate zone dell’Africa con la trasformazione dell’habitat naturale in campi coltivati (spesso a monocolture). Poi c’è il bracconaggio e la “caccia grossa”. La carne di giraffa sarebbe molto apprezzata e richiesta in Congo, mentre in Tanzania, con il midollo osseo e il cervello sono realizzate magiche “pozioni anti Aids”.
Immagini di cui vergognarsi – 18
Per ogni specie di animali selvaggi (le cellule sane del pianeta) che portiamo all’estinzione è necessario guardare queste immagini e capire chi realmente siamo. Il gorilla è uno dei nostri più vicini parenti, ma il suo cervello non ha subìto l’evoluzione tanto nefasta che ha sofferto il nostro organo di comando, e così ora è nella lista dei mammiferi a rischio estinzione. In Africa Occidentale ne vivono tra i 40 e gli 80 mila e in Africa Orientale circa 12.000, con un calo annuo del 10%. Già oltre il 90% di queste specie è andato perso, e tutto per colpa dell’espansione antropica e del bracconaggio. Pare che la carne di gorilla sia venduta a caro prezzo.
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Rinoceronte addio! In Africa ne restano meno di 10.000 (nel 1970 erano 160.000), in Asia meno di 3.000. Caccia grossa e bracconaggio hanno determinato la decimazione di questo gigante buono, il cui corno è ricercato dagli arabi per fare impugnature di pugnali e dai cinesi per ricavare farmaci dalle presunte doti afrodisiache. Per contrastare la violenza sugli animali occorre ribaltare la visione che l’uomo ha di se stesso.
Immagini di cui vergognarsi – 20
Ecco il re della foresta! Quanti leoni sopravvivono ancora? E dove? Dei 400.000 esistenti nel 1950 ne rimangono oggi meno di 50.000, forse meno di 20.000 (a seconda delle stime). La situazione delle aree è ancora peggiore, come si può vedere dalla mappa riportata tra le immagini. Le cause di questa incombente estinzione sono sempre le stesse: caccia indiscriminata, anche nelle aree protette, e scomparsa degli habitat, dovuta a desertificazione, urbanizzazione o passaggio all’agricoltura. In altre parole, dovuta all’aggressione di noi uomini, il Cancro del Pianeta!